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Il topo di città e il topo di campagna

Il topo di città e il topo di campagna è una favola scritta da Esopo e raccolta in seguito anche da La Fontaine. Questa storia amata da bambini di diverse generazioni, narra di due topi, uno di campagna e l’altro di città appunto. Quest’ultimo invita quello di campagna a banchettare da lui, sicuro che avrebbe apprezzato l’abbondanza e la comodità che questa offriva. Eppure, alla fine, il topo di campagna sente la nostalgia del posto in cui viveva che sì, offriva meno cose, ma alla lunga quell’ambiente risultava più spensierato e meno pericoloso.

L’insegnamento

Un posto in cui vivere in cui c’è abbondanza e comodità non significa che davvero offra una vita migliore.

Ecco il testo intergrale della favola di La Fontaine

Un Topo campagnol venne invitato
con molta civiltà
a un pranzo di beccacce allo stufato
da un Topo di città.
Seduti su un tappeto di Turchia
coi piatti avanti a sé,
mangiavan quella grassa leccornia
felici come re.
Se il trattamento e il piatto
fu cortese e squisito io non dirò.
Ma solo avvenne un fatto
che sul più bello il pranzo disturbò.
Voglio dir che alla porta
s’intese tutto a un tratto un gran rumor,
l’un scappa che il diavolo lo porta
e scappa l’altro ancor.Passato quel rumor torna al suo posto
il Topo cittadin,
e vuole che del pranzo ad ogni costo
si vada fino in fin.- No, basta, – disse il Topo di campagna, –
vieni diman da me.
Non si mangia seduti in pompa magna
ghiottonerie da re,ma si mangia e nessuno t’avvelena
il pane ed il bicchier.
Senza la pace anche una pancia piena
non gusta il suo piacer.

Ascolta la favola in una sua variante su Youtube

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Image courtesy of Nick Fewings
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